NOTA: Questo articolo è una trascrizione di un video presente sul mio canale YouTube. Realizzo queste trascrizioni per coloro che hanno bisogno di cercare (o citare) facilmente un punto specifico del video. O che preferiscono la lettura all’ascolto.
Rispetto al video il testo è leggermente modificato per rendere la lettura più scorrevole. Visto che l’originale è un video – quindi un contenuto discorsivo – non ha ovviamente lo stesso grado di approfondimento di un contributo pensato per essere in forma scritta. Per quelli vi rimando all’elenco delle mie pubblicazioni.
Video: Eternal Champion: uno dei libri che ha ispirato ELDEN RING
Bene signore e signori siamo qui per parlare di uno dei libri che hanno ispirato Elden Ring e in generale Hidetaka Miyazaki. Se non mi conoscete Io sono Francesco Toniolo, sono un professore universitario esperto di videogiochi.
Tra le varie cose ho scritto due libri proprio sui Souls, anzi sui vari giochi di FromSoftware legati alla serie: “Queste anime oscure” e poi “Le nuove anime oscure“, andate a comprarli, date un occhio.
Tra non molto uscirà un mio libro proprio su Elden Ring [nota: il libro nel frattempo è stato pubblicato, si chiama Interpretare Elden Ring], legato all’interpretazione di questo videogioco che ha chiaramente tutta una serie infinita di possibilità interpretative molto interessanti, meritevoli di essere approfondite.
Quindi sarà una sorta di grande guida di panoramica all’aspetto interpretativo, non strettamente legata alla lore ma a tutto ciò che dalla lore va a emergere come visione del mondo. Mentre scrivevo questo libro, ovviamente, ho riguardato tutta una serie di informazioni legate appunto a Elden Ring con i suoi annessi e connessi.
Una questione particolare che è saltata all’occhio è quella appunto delle ispirazioni dichiarate. Ce ne sono tante anche chiaramente non dichiarate che ritornano nel tempo. Banalmente Berserk di Miura, e qui siamo d’accordo.
Però appunto in un’intervista Hidetaka Miyazaki aveva citato alcune delle ispirazioni da cui era nato Elden Ring. Tra queste c’era, ed è abbastanza ovvio, il caro Tolkien col suo Signore degli anelli e soprattutto Il Silmarillion, tutta la parte ancestrale. Lì c’è molto da dire e in questo libro che sto scrivendo ne parlo tanto quindi tenetelo anche d’occhio.
Nel frattempo se non l’avete già fatto potete portarvi avanti in termini di curiosità potete guardare “Queste anime oscure” e “Le nuove anime oscure” che sono i miei libri che ho scritto sui Souls. C’è anche un capitolo in entrambi su Elden Ring. Uno sulle rovine: la questione delle rovine e il passato di Elden Ring scritto con Stefano Caselli. Un altro sui funghi in Elden Ring sempre con Giulia Martino.
Comunque dicevo, Tolkien è piuttosto ovvio. L’altro nome mi ha stupito. Non tanto per il fatto che venisse citato, ma per il fatto che quasi nessuno ne ha parlato. Cioè, cercando, sì c’è qualche conversazione su Reddit che lo cita, ma la maggior parte delle fonti si è limitata a dire “ah Miyazaki ha detto di aver citato questa cosa, di averlo preso come ispirazione”. Che cos’è?
È questo libro qui di Michael Moorcock: The Eternal Champion, che è il primo libro di una serie di Moorcock, che sono tre volumi di base ma in realtà si collega in modo più ampio a tantissime altre opere di Moorcock. Qui va proprio a esplicitare una sorta di metaverso. Ecco che si ha un personaggio che attraversa vari universi, che sono in qualche modo collegati tra di loro.
Diciamo tanto brevemente quella che è la storia, perché almeno in Italia non è così noto. C’è un signore (John Daker), un uomo della nostra realtà più o meno noi contemporaneo, che una notte, improvvisamente, inizia ad avere questi sogni dove c’è una voce che lo chiama. Lo chiama con un altro nome (Erekosë) e si trova poi sostanzialmente trasportato, traslato, in quest’altro mondo. Non si capisce se sia un passato estremamente remoto, se sia un futuro estremamente remoto, se siamo sempre nella sulla nostra terra, se sia una terra parallela, se sia un ibrido tra queste cose…
Si ritrova in questa tomba di un antico eroe che, come diceva il mito, si sarebbe risvegliato nel momento di massimo bisogno per l’umanità. Perché l’umanità è in guerra contro un’altra specie: gli Eldren. Essi sono presentati come malvagi, infingardi, traditori, pericolosissimi.
E allora ecco che il re dell’umanità, che ha radunato tutte le tribù e i popoli dell’umanità, per unirsi contro questa minaccia, risveglia questo campione. Erekosë inizia a fare tutta una serie di combattimenti. Nel frattempo scopre che, in realtà, gli umani sono poco più che bestie, mentre invece quest’altra specie, gli Eldren, sono creature non solo molto più avanzate ma anche con un’etica e una morale molto superiore.
Il loro agire è inconcepibile per quelli che sono gli standard umani. Gli Eldren hanno in realtà una tecnologia molto più avanzata, ma accettano di giocare ad armi pari, andando a combattere con archi, lance e cannoni. Le armi che hanno anche gli esseri umani. E a costo anche di essere sterminati loro non cambiano questa cosa qui.
Gli Eldren non cercano il conflitto, in realtà sono semplicemente interessati a starsene per per i fatti propri. Sono esseri immortali quindi ricordano anche il tempo in cui gli esseri umani arrivarono su questo pianeta e ci fu una sorta di lotta apocalittica, con armi di distruzione di massa da entrambe le parti.
Dopo tutta una serie di vicissitudini, il campione cerca di trovare un accordo tra le due parti, in vario modo. Fino all’ultimo cerca la pace. Poi, alla fine, prima inizia a sterminare gli Eldren, mosso proprio da una sorta impeto di rabbia, senza rendersene conto. Gli ultimi sopravvissuti si sono rintanati nella loro capitale. Ed Erekosë a un certo punto cambia radicalmente prospettiva.
Per una serie di ragioni cambia schieramento. Convince questi Eldren a recuperare queste antiche armi. Così l’esercito degli umani, questo milione di soldati, in un’ora viene spazzato via da questa potenza. Poi lui non si ferma: va ad annientare qualsiasi umano rimasto sul quel pianeta, perché ha capito che non può esserci pace finché una delle due parti non si sarebbe estinta. Ma immagina che, estintisi gli Eldren, probabilmente tutte le tribù umane avrebbero ripreso a farsi guerra tra di loro. Invece gli Eldren sono disinteressati in realtà al conflitto.
Quindi immaginiamo, prospettiamo questo lungo periodo di pace. Eterno forse no. Qui si chiude il discorso del libro con questo interrogativo: un domani, in un futuro remoto, potrebbero ritornare in realtà gli esseri umani su questo pianeta.
Qui ci si torna anche alla concezione ciclica del tempo che viene presentata dagli Eldren che è un aspetto interessante rispetto a Elden Ring, che abbiamo un attimo messo da parte, ma su cui adesso torniamo.
Un’ultima cosa: mentre Erekosë vive tutto ciò, capisce che è questa sorta di campione eterno, quindi un’entità oltre il tempo lo spazio, che volta per volta va a incarnarsi in tutta una serie di eroi, di condottieri, di guerrieri che sono chiamati a combattere determinate battaglie in contesti volta per volta differenti. Infatti due libri successivi viene di nuovo trasportato in altri mondi.
Comunque per quello che dobbiamo dire su Elden Ring ci basta questo. Probabilmente un po’ di persone che hanno giocato al gioco potrebbero anche avere iniziato a pensare che, in effetti, già all’inizio del gioco, quando c’è questo ritorno dei Senzaluce, potrebbe somigliare al campione eterno. Quindi il risveglio del campione, chiamato nel momento del bisogno. Cosa che in Elden Ring è un po’ più diluita.
Perché in Eternal Champion viene chiamato, nello specifico, questo singolo individuo, Erekosë. In Elden Ring invece abbiamo diversi Senza luce. Molti i chiamati, pochi gli eletti. Uno di loro alla fine diventa il nuovo sovrano, però molte persone sono appunto chiamate questo incarico.
Inoltre non è un tema così specifico, perché qui siamo nell’ottica di quello che è questa sorta di grande mito, di grande racconto, che troviamo in tutta una serie di contesti. Si chiama “il re nella montagna”.
Questa idea del re, dell’antico sovrano dormiente, che un giorno ritornerà nel momento in cui il suo popolo affronterà il massimo pericolo. Si vede spesso con Re Artù per esempio. C’è molto questa idea nella tradizione arturiana, come re dormiente, re nella montagna, che appunto un giorno tornerà a ribaltare le sorti del suo regno.
Quindi siamo più o meno in quell’ottica lì, sia con Eternal Champion di Moorcock sia con Elden Ring. In questo caso non parliamo di sovrani, o meglio, parliamo di persone che sono sovrani in potenza. Potenzialmente possono diventare sovrani. I molti dei finali si arriva a occupare il trono. In altri c’è comunque questo senso di regalità, anche in quello di Ranni, l’unico un po’ a parte insieme a quello della fiamma frenetica.
Ecco questa chiamata alla regalità è un concetto abbastanza ampio, trasversale, quindi forse non serviva scomodare nello specifico Eternal Champion.
Però ci sono altre cose interessanti che citavo anche prima. Questo aspetto della visione ciclica del tempo: c’è proprio un passaggio in particolare che è interessante, dove c’è una principessa degli Eldren che dice che, per il suo popolo, passato e futuro sono dei concetti abbastanza relativi, su cui non vanno perderci troppo tempo. Perché per loro il tempo è ciclico, proprio nel senso che in tempi molto remoti ciò che era tornerà a essere, quindi appunto passato e futuro sono in un certo senso la stessa cosa.
E aggiunge che loro hanno delle storie, hanno una storia. Però la storia non è il tempo, c’è una distinzione molto interessante, che aprirebbe centomila discorsi anche su tutta la concezione storiografica. E anche su Elden Ring ha molto da insegnarci anche quest’ultimo fatto.
Perché effettivamente, se ci pensiamo, tutte le teorie di cui vi parlavo, tutte le interpretazioni che partono dalla lore e del suo significato, del suo messaggio, che non è affatto banale perché veramente si può declinare in tanti modi, derivano anche da assunti di storie che vengono raccontate, tramandate, spesso in versione di frammenti, lacerti, tasselli sparsi.
Come sa benissimo ha giocato sia Elden Ring sia Dark Souls e gli altri videogiochi di Hidetaka Miyazaki. Il tempo effettivamente non è l’ordine cronologico degli eventi. Lo si spiega a posteriori in modo da dare un senso unitario al concetto di tempo. Certo poi, visto che si tratta di un’opera di finzione, quindi che c’è dietro un genio creativo, una mente che ha dato un ordine, immaginiamo che quell’ordine abbia una sua coerenza, per quanto difficile da ritrovare. E che quindi quelle tracce che troviamo diano effettivamente un senso al tutto, che siano parti di un insieme unitario. Per questo si va a interpretarle. Però attenzione. Bisognerebbe ricordare anche che non è così scontato, non è così banale.
Il tempo ciclico chiaramente è un altro un elemento che ritorna tantissimo nei vari Souls. C’è questa idea di una sorta di di ciclicità continua tra passato e futuro. Quindi il passato e il futuro vanno a rincorrersi. Nell’ottica che presentano gli Eldren. Per loro il futuro torna effettivamente a essere il passato.
Prendiamo banalmente anche Dark Souls come esempio. Ravvivare la fiamma cosa vuol dire? Si va a riproporre volta per volta un ciclo che è anche visto in un’ottica degradante, degenerativa. Il mondo rimane intrappolato in questa cosa: non è una visione positiva di ciclicità, al contrario del rinnovamento stagionale, che è molto comune a tante visioni anche del passato. E anche le età del mondo seguono questo ciclo, e quindi può esserci un peggioramento, ma poi a un certo punto ecco che torna l’età dell’oro.
Qui in Dark Souls è difficile vedere questa cosa. A seconda dei vari finali, di come si vanno a interpretare, si vede in Dark Souls una degenerazione progressiva. Questa stagnazione si lega molto anche all’idea dell’acqua stagnante che Sekiro ha esplicitato forse più di tutti gli altri videogiochi FromSoftware. Quest’idea è molto presente in quella che è la tradizione giapponese. Quindi anche qui non stiamo dicendo nulla di nuovo sono grandi archetipi.
In Elden Ring, se non ci mettiamo esplorare questo mondo andiamo su quelli che sono i finali più semplici da raggiungere, più diretti. Soprattutto il finale diciamo standard, effettivamente fa ripartire un ciclo in cui non abbiamo risolto niente. Quindi sì, ci sarà il nuovo Lord, alcune cose ripartiranno, ma l’Interregno rimane un posto che cade un po’ a pezzi. Volendo, uno potrebbe anche dire che magari pure altri finali sono in un’ottica di un ciclo più ampio, che ha delle fasi più ampie e dilazionate.
C’è poi l’idea del campione eterno che è interessante. Se vogliamo, è un po’ anche una una possibilità interpretativa per coloro che hanno sempre avuto questa sorta di grande sogno: di mettere insieme tutti i mondi di FromSoftware in un unico universo narrativo.
Ci sono teorie anche abbastanza affascinanti, per quanto difficili da portare avanti. Però appunto a volte la fascinazione intellettuale ci porta comunque verso queste riflessioni. Quindi, ripeto, prendetele per quello che sono, cioè delle suggestioni. Però sono interessanti. Proviamo a pensarci. Abbiamo questa figura, questo campione eterno, che va a incarnarsi volta per volta in tutta una serie di eroi, di condottieri, in mondi differenti, in contesti differenti, quando c’è bisogno di lui.
E se ci pensate questa cosa effettivamente avviene non solo nei giochi FromSoftware… se vogliamo uscire fuori di metafora è il giocatore. Il giocatore ha esattamente questo ruolo: volta per volta va a incarnarsi, appunto, in quello che è l’avatar dello specifico videogioco. In questo caso del mondo di FromSoftware. Va a portare a termine un compito per cui viene appunto chiamato, evocato, nel momento in cui c’è una fase di passaggio, un ciclo da rinnovare o da spezzare.
Se vogliamo togliere questa cosa del giocatore e rimanere nell’ottica di quello che il mondo diegetico, narrativo, di questi giochi… beh anche l’elemento delle evocazioni ci porta comunque verso quest’ottica. Pensiamo al caso forse più facile, più immediato: Solaire in Dark Souls. Noi portiamo a termine tutta la sua quest, lui sopravvive fino in fondo ecc. Poi cosa succede? Si dice no che tornerà nel suo mondo e lì sarà lui a ravvivare la fiamma. Quindi vuol dire che abbiamo, anche in quel caso, tutta una serie di realtà alternative, parallele, che però in qualche modo riescono a intrecciarsi. Qui abbiamo dei guerrieri, dei condottieri, che possono in determinati contesti e situazioni passare da un regno a un altro, da un mondo all’altro, da un contesto all’altro.
Questo era per dirvi due parole sul libro di Moorcock, che come detto è un’ispirazione dichiarata citata da Miyazaki stesso.