Hideo nasconde qualcosa: Come Metal Gear Solid 2 ha sfidato il mondo otaku (2025) è il secondo libro di Fabio Di Felice.

Sia questo sia il precedente (Keiichirō: La vera storia del team di reietti che ha inventato Silent Hill, 2024) sono stati pubblicati nella collana Loading che dirigo.

A partire dal secondo volume della collana ho iniziato a scrivere un breve testo finale, una sorta di nota del direttore di collana.

Fabio Di Felice con il suo libro

Nel caso di Hideo nasconde qualcosa ho deciso di condividerla anche qui sotto, perché penso possa essere utile farla circolare.

Ho infatti voluto parlare di Bruno Fraschini, nella mia nota conclusiva. L’idea mi è venuta visto che Fabio ha dedicato proprio a lui il suo ultimo libro.

Ma chi è Bruno Fraschini?

Fraschini è stato uno studioso di videogiochi della “generazione” precedente alla mia. Quella di figure come Matteo Bittanti e Francesco Alinovi, giusto per fare due nomi.

Fraschini scrisse un saggio su Metal Gear Solid, in passato. Il libro venne pubblicato nel 2003 nella collana Ludologica di Bittanti.

Il libro di Bruno Fraschini

L’anno seguente, Fraschini «ha ufficialmente smesso di giocare», sempre per usare le parole di Matteo Bittanti.

In questa mia nota conclusiva nel libro di Fabio Di Felice ho voluto ricordare la sua produzione saggistica.

Tra l’altro, proprio nei giorni in cui l’avevo scritta, era venuto a mancare il prof. Fausto Colombo dell’Università Cattolica, che è stato un “maestro” per me anche se non ho mai avuto il piacere di frequentare uno dei suoi corsi, quando ero studente.

Per cui avevo messo insieme le due cose, per ricordare di essere grati ai “maestri”, a coloro che hanno iniziato prima di noi a tracciare una strada che ora stiamo portando avanti.

Come nella saggistica sui videogiochi, nel caso di Fraschini. Ma anche di Fausto Colombo, in verità, visto che già nel 1996 dedicò un capitolo di un suo libro a Myst.

Qui sotto trovate la mia nota conclusiva al libro di Fabio. Se volete acquistarlo, questo è il link di Amazon.

Bruno Fraschini: il serpente si è evoluto in una catena di legami

«A Bruno Fraschini, il tuo spirito è ancora forte». Se tornate un attimo all’inizio del libro, avrete modo di rileggere questa frase.

Per chi non è particolarmente addentro al mondo dei game studies italiani, questo nome dice probabilmente poco. Bruno Fraschini è – o meglio, è stato – l’autore di Metal Gear Solid. L’evoluzione del Serpente, un saggio sull’opera videoludica di Kojima, che venne pubblicato nel 2003. L’evoluzione del Serpente è stato il secondo libro pubblicato nella storica collana “Ludologica: Videogame d’autore” (il primo libro fu Age of Empires. Simulazione videogiocata della vita di Carlo Molina). Era la prima collana italiana dedicata ai game studies, e anche all’estero non è che ce ne fossero moltissime, prima di Ludologica. Questa collana, curata da Matteo Bittanti e da Gianni Canova, è andata avanti fino al 2016, pubblicando ben ventotto volumi di saggistica videoludica. Casomai voleste un parallelismo, Hideo nasconde qualcosa di Fabio Di Felice è il quinto volume della collana “Loading. Il videogioco tra produzione, arte e cultura” che dirigo presso Ledizioni.

Oggi esistono un gran numero di pubblicazioni sui videogiochi ed è anche facile reperire molti libri in inglese, semplicemente buttando un occhio su Amazon o su qualche altro store online. Ma in passato non era così. Per chi voleva capire meglio i videogiochi, per chi voleva studiarli, Ludologica era un passaggio praticamente obbligato. Io stesso cominciai chiedendo come regalo di Natale il saggio I mondi di Super Mario: Azioni, Interazioni & Esplorazioni (2003) di Andrea Babich, il quarto volume della collana Ludologica, di cui avevo scoperto l’esistenza grazie a un trafiletto su «Nintendo. La rivista ufficiale». E qualche anno dopo comprai anche Metal Gear Solid. L’evoluzione del Serpente.

Come si legge sul sito di Ludologica, Bruno Fraschini «ha ufficialmente smesso di giocare nel novembre del 2004». Vorrei poter avere qualche ricordo da condividere, ma ho conosciuto Fraschini solo attraverso il suo libro. Nel 2004 avevo quattordici anni, andavo al liceo e ancora non avevo iniziato a bazzicare eventi legati ai videogiochi. Ma se cercate online troverete alcune testimonianze che ricordano Fraschini con affetto.

Oltre all’Evoluzione del Serpente, Fraschini aveva anche scritto Le affinità elettive. Il linguaggio del cinema nei videogiochi, con un’analisi di Project Zero, che era stato condiviso come PDF online e che oggi è reperibile solo su «Internet Archive»[1]. Si trova in giro per internet anche la sua tesi di laurea, Strategie comunicazionali e linguistiche del videogame, realizzata all’università IULM sotto la supervisione di Gianni Canova e discussa nel 1999. È infine possibile trovare un contributo di Fraschini nel libro miscellaneo Per una cultura dei videogames. Teorie e prassi del videogiocare, curato da Matteo Bittanti e pubblicato nel 2002 (e poi riproposto due anni dopo in un’edizione aggiornata). Il capitolo di Fraschini, con la sua suddivisione delle protesi digitali che incontriamo nei videogiochi, viene tutt’oggi citato piuttosto spesso, perlomeno nelle pubblicazioni in lingua italiana. Al fianco di queste pubblicazioni, Fraschini collaborava con diverse riviste: «Xbox Magazine Ufficiale», «PlayNation Magazine», «Super Console», «Videogiochi», «PSM» e altre ancora. Era anche un docente (NABA e IED) e un cantante (nel gruppo Je ne t’aime Plus).

Perché fare questo discorso? Perché, quando Fabio Di Felice mi ha parlato della sua idea per Hideo nasconde qualcosa, con la mente sono subito tornato all’Evoluzione del Serpente. Su Hideo Kojima e su Metal Gear Solid 2 avete già letto questo ottimo testo di Fabio, ulteriormente arricchito dalle aggiunte di Stefania Sperandio e di Federico Ercole. Su questo punto, mi limito solo a riportare alcune parole dello stesso Fraschini, quando gli chiesero il perché di un libro su Metal Gear: «Primo motivo: perché sono convinto che i videogiochi possano essere molto più che semplice intrattenimento. Hideo Kojima è un autore che utilizza i videogiochi per dire qualcosa di interessante e non, più semplicemente, per divertire i giocatori. Secondo motivo: MGS2: Sons of Liberty è stato frainteso da molti (d’altronde è un testo ambiguo). Il libro vuole essere un contributo utile a comprendere meglio un’opera complessa» (in «Ring», n. 6, 2003, p. 41).

Qui, invece, vorrei ricordare che siamo tutti parte di una sorta di grande catena. Nella vita, nel lavoro e in tanti altri ambiti. Tra cui anche le pubblicazioni. Quando scriviamo, raccogliamo sempre il lascito di qualcun altro. Portiamo avanti un cammino che altri hanno intrapreso prima di noi, per provare a fare un passo in più, a scoprire qualche altra diramazione. A meno di non essere davanti a qualche plagiatore seriale, ma per fortuna non è il nostro caso. Sono pertanto contento che questo libro si apra ricordando che lo spirito di Bruno Fraschini è «ancora forte» per Fabio Di Felice. Dovrebbe sempre esserlo, nei confronti dei nostri “maestri”, diretti o indiretti. Tutt’oggi, io sono estremamente grato a Valter Binaghi, romanziere e filosofo che ebbi l’onore di avere come professore durante gli anni del liceo. Mi ha insegnato tantissimo e avrei voluto avere più occasioni per esprimergli la mia gratitudine, prima che ci lasciasse. Oggi, che mi trovo io nei panni del docente, spero di avere almeno un quinto del suo carisma. Metto al suo fianco un altro nome, visto che sto scrivendo queste righe il 17 gennaio 2025. Ieri sono stato al funerale di Fausto Colombo, sociologo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Pur non avendo mai frequentato un suo corso, ho avuto occasione di collaborare con lui dopo gli anni del dottorato e sono rimasto sempre colpito dalla sua enorme vivacità intellettuale, unita a un’umanità veramente rara. Peraltro, in mezzo alle sue moltissime pubblicazioni, c’era anche un capitolo sul videogioco Myst (1993), in un suo libro curato con Ruggero Eugeni (Il testo visibile. Storia, teoria e modelli di analisi, 1996). Era una rarità, nell’Italia del 1996, vedere una pubblicazione accademica che parlasse anche di videogiochi. Mi scuso per questo aneddoto, che è anche banale rispetto a tante altre cose che potrei ricordare su Fausto Colombo, ma non vorrei allontanarmi ancora di più dall’argomento di questo libro.

Mi sento solo di dire, per concludere, di essere grati ai propri maestri. E, ove possibile, di dirglielo. Altrimenti potremmo poi pentirci per non averlo fatto in tempo. Questo vale anche al di fuori dell’istruzione, è chiaro. Anche il medium videoludico ha i suoi maestri e probabilmente Kojima stesso lo è stato per molti.


[1] Ringrazio Andrea Pachetti, storico del videogioco italiano, per la segnalazione. Il libro di Fraschini è scaricabile al seguente link, nella cartella “Ring12”: https://archive.org/details/project-ring.